Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano un’importante occasione per affrontare la transizione ecologica, mitigando gli effetti di inquinamento da combustibili fossili e aumentando la quota parte di energia prodotta da fonti rinnovabili.
Una comunità energetica rinnovabile (CER) è un soggetto giuridico no profit a cui possono aderire volontariamente persone fisiche, imprese e pubbliche amministrazioni con lo scopo di generare benefici economici, ambientali e sociali ai membri aderenti alla comunità e al territorio interessato.
Più in generale, una CER è un insieme di utenti finali che producono, utilizzano, condividono, e gestiscono localmente energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
Possono essere membri della CER: cittadini e famiglie, che a lora volta possono essere consumatori passivi (consumer) o, contemporaneamente, produttori e consumatori (prosumer); PMI, enti territoriali e autorità locali, enti di ricerca e formazione, enti religiosi, enti del terzo settore e di protezione ambientale. Ogni prosumer della comunità possiede o dispone di almeno un impianto di generazione di energia da fonte rinnovabile (eg. fotovoltaico). L’energia prodotta viene in parte destinata all’autoconsumo e in parte condivisa con gli altri membri della comunità a valle dell’immissione in rete. A livello legislativo, la comunità energetica in Italia deriva dal recepimento della direttiva europea RED 2 (2018/2001/UE).
La prima fase di recepimento, avvenuta tramite l’articolo 42-bis del D.L. n. 162/2019, ha caratterizzato una fase sperimentale, mostrando alcuni limiti che sono stati superati dal successivo D.L.gs. n. 199/2021.
Una comunità energetica si sviluppa tramite una prima fase di pianificazione, con studio di fattibilità tecnico economico e analisi degli attori da coinvolgere. Segue una programmazione precisa, con il coinvolgimento delle PA locali ove pertinente, per poi passare alla progettazione vera e propria. Quindi la realizzazione, con l’installazione degli impianti e la creazione del soggetto giuridico collettivo.
E infine la gestione vera e propria della comunità realizzata, volta al monitoraggio dei flussi energetici e alla loro ottimizzazione. I vantaggi sono molteplici: si ha una netta diminuzione delle emissioni di CO2, unita a riduzione delle perdite per distribuzione e trasporto dell’energia. Sono previsti incentivi sulla quota parte di energia condivisa. Inoltre in caso di autoconsumo l’utente finale avrà risparmi sulla bolletta a valle di una riduzione della quota parte di energia comprata dalla rete. Si assisterà alla creazione di nuovi posti di lavoro, alla mitigazione della povertà energetica e allo sviluppo di nuove aggregazioni tra stakeholders locali. Il tutto accompagnato da un aumento di consapevolezza e competenza nel settore energetico da parte dei cittadini che potranno in questo modo essere sempre più attenti al tema della sostenibilità, sia ambientale che sociale.